
Nel mondo si consumano oltre 2,25 miliardi di tazze di caffè al giorno. Questa bevanda amata e diffusa globalmente solleva però importanti questioni quando si parla di caffè e pressione alta. Infatti, la caffeina può aumentare la pressione sanguigna sistolica del 17% e la pressione arteriosa media di circa l'11%. Se ti stavi chiedendo se il caffè abbassa la pressione la risposta è decisamente no, ed anzi è vero l'esatto contrario.
Se soffri di ipertensione, probabilmente ti sei chiesto se il caffè alza la pressione e quali rischi comporta questa abitudine. La questione è particolarmente rilevante considerando che l'ipertensione arteriosa colpisce fino al 35% degli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni nella Repubblica Ceca, con percentuali simili in altri paesi. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che bere un paio di tazze al giorno potrebbe raddoppiare il rischio di morire a causa di infarto, ictus o altri tipi di malattie cardiovascolari.
Tuttavia, la relazione tra caffè e pressione sanguigna è più complessa di quanto sembri. È stato dimostrato che l'assunzione di caffè ha un effetto più forte sui consumatori occasionali rispetto a chi lo beve regolarmente. Questo articolo ti fornirà informazioni scientifiche aggiornate per aiutarti a comprendere meglio perché il caffè aumenta la pressione e fare scelte consapevoli per la tua salute.
Cosa dice la scienza sul rapporto tra caffè e pressione alta
La scienza ha a lungo dibattuto sugli effetti del caffè sulla pressione sanguigna, con risultati talvolta contrastanti che hanno generato confusione sia tra i medici che tra i consumatori.
Il caffè fa alzare la pressione: i risultati degli studi più recenti
Numerose ricerche recenti hanno fornito nuove prospettive sul rapporto tra caffè e pressione alta. Uno studio italiano durato 10 anni, che ha coinvolto 1.400 partecipanti, ha rivelato che i consumatori di caffè mostravano valori di pressione sistolica leggermente più bassi rispetto a chi non ne beveva affatto. Inoltre, dopo un decennio di monitoraggio, non sono emerse differenze significative nell'insorgenza di nuovi casi di ipertensione tra i consumatori e i non consumatori.
Un altro studio dell'Università di Bologna ha dimostrato che chi beve due o tre tazzine al giorno ha la pressione più bassa rispetto a chi ne consuma solo una o non ne beve affatto. In particolare, le persone che consumavano due tazze di caffè al giorno e quelle che ne bevevano più di tre avevano una pressione sistolica inferiore rispetto ai non bevitori di 5,2 e 9,7 mmHg rispettivamente.
Tuttavia, alcuni studi di laboratorio mostrano effetti opposti. In una ricerca, la caffeina ingerita ha causato un aumento significativo della pressione arteriosa sistolica media, da 116,6 a 128,3 mmHg dopo 60 minuti dall'assunzione.
Differenze tra pressione normale e ipertensione
Per comprendere meglio l'impatto del caffè, è importante distinguere tra pressione normale e ipertensione. La pressione arteriosa è caratterizzata da due valori: la pressione sistolica (massima) e la pressione diastolica (minima). L'ipertensione arteriosa colpisce fino al 35% degli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni, con un rischio che aumenta con l'età.
La caffeina può influenzare la pressione attraverso diversi meccanismi:
- Stimolando la produzione di adrenalina
- Aumentando l'angiotensina II
- Provocando vasocostrizione
- Incrementando la rigidità aortica
Il caffè alza o abbassa la pressione?
La risposta a questa domanda è complessa e dipende da vari fattori. Nel breve termine, la caffeina può effettivamente provocare un aumento temporaneo della pressione, con valori che possono salire di 8-10 mmHg per la sistolica e 5-6 mmHg per la diastolica. Questo effetto è particolarmente evidente in chi non consuma caffè abitualmente.
Nonostante ciò, con il consumo regolare si sviluppa una tolleranza. Il corpo si abitua alla caffeina, attenuando progressivamente l'aumento temporaneo della pressione. Una meta-analisi del 2017 ha suggerito che una o due tazze di caffè non sono associate al rischio di ipertensione e, sorprendentemente, a partire dalla terza tazza il caffè potrebbe addirittura avere un effetto protettivo.
La sensibilità alla caffeina varia notevolmente tra gli individui, principalmente a causa di differenze genetiche che determinano la velocità con cui il corpo metabolizza questa sostanza. È stato riscontrato che la prima tazza di caffè provoca l'atteso aumento della pressione sanguigna nelle persone con pressione alta, ma con il consumo ripetuto i valori pressori diminuiscono gradualmente fino a normalizzarsi.
Effetti del caffè a breve e lungo termine
Quando beviamo un caffè, il nostro corpo reagisce quasi immediatamente alla caffeina. Questi effetti variano notevolmente tra il breve e il lungo termine, creando un quadro complesso che merita di essere approfondito.
Il caffè fa aumentare la pressione dopo l'assunzione
Innanzitutto, è importante comprendere cosa accade subito dopo aver consumato caffè. La caffeina provoca un aumento significativo della pressione arteriosa sistolica, che può salire di 8-10 mmHg, mentre la pressione diastolica può aumentare di 5-6 mmHg. Questo effetto si manifesta generalmente entro 60-120 minuti dall'assunzione e può persistere per diverse ore.
In particolare, uno studio ha rilevato che la caffeina aumenta la pressione sanguigna sistolica del 17% e la pressione arteriosa media di circa l'11%. In un esperimento condotto presso il SVS Medical College, la pressione arteriosa sistolica media è aumentata da 116,6 a 128,3 mmHg dopo 60 minuti dall'ingestione. Anche la frequenza cardiaca media è cresciuta da 72,9 a 77,3 battiti al minuto.
Questo aumento temporaneo è dovuto principalmente alla vasocostrizione (restringimento dei vasi sanguigni) e all'incremento della rigidità aortica piuttosto che a un aumento del volume del battito cardiaco.
Adattamento del corpo nel tempo
Tuttavia, il nostro organismo sviluppa rapidamente una tolleranza alla caffeina. Nei consumatori abituali, la risposta della pressione tende a essere meno evidente poiché il corpo si abitua progressivamente. È stato osservato che, dopo circa quattro giorni di consumo regolare, i valori pressori si stabilizzano, anche nelle persone con pressione alta.
Questo fenomeno di adattamento è particolarmente interessante: la prima tazza di caffè provoca l'atteso aumento della pressione sanguigna, ma con ripetute assunzioni si osserva una graduale diminuzione dei valori fino a raggiungere livelli normali. Per un bevitore abituale, dopo aver consumato la solita tazza, la pressione non aumenta in modo significativo.
Il paradosso del caffè: dannoso o protettivo?
Uno degli aspetti più affascinanti riguarda quello che gli esperti chiamano "paradosso del caffè". Sebbene sul breve periodo il caffè possa causare un aumento dei valori pressori, a lungo andare sembra proteggere il sistema cardiovascolare, diminuendo addirittura il rischio di malattie cardiache e mantenendo la pressione nella norma.
Una meta-analisi del 2017 ha confermato questo paradosso, suggerendo che una o due tazze di caffè non sono associate al rischio di ipertensione e, sorprendentemente, a partire dalla terza tazza il caffè potrebbe avere un effetto protettivo.
Questo effetto protettivo potrebbe essere attribuito ai numerosi componenti del caffè oltre alla caffeina, come i polifenoli (acido clorogenico) e i lignani, che possiedono proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, oltre a sostanze con azione vasodilatatrice come la vitamina E, la niacina, il potassio e il magnesio.
Fattori individuali sul rapporto tra caffè e pressione alta
La risposta al caffè varia significativamente da persona a persona. Ciò che per qualcuno rappresenta una semplice abitudine quotidiana senza conseguenze, per altri può causare effetti indesiderati sulla pressione sanguigna. Questa differenza individuale è fondamentale per comprendere il rapporto tra caffè e pressione alta.
Sensibilità genetica alla caffeina
Il modo in cui metabolizziamo la caffeina dipende in gran parte dal nostro corredo genetico. Infatti, è possibile dividere i consumatori di caffè in tre gruppi: quelli ad alta, media e bassa sensibilità alla caffeina.
Due geni principali influenzano gli effetti della caffeina:
- ADORA2A: determina quanta caffeina basta per avere effetti stimolanti. Chi possiede la variante TT è considerato ad alta sensibilità.
- CYP1A2: determina la velocità di metabolizzazione della caffeina. La variante AA identifica metabolizzatori veloci, la variante C metabolizzatori lenti.
Tolleranza sviluppata nel tempo
Chi consuma caffè regolarmente sviluppa una tolleranza alla caffeina. Questo adattamento riduce progressivamente l'effetto della bevanda sulla pressione sanguigna. Nelle persone che consumano caffè con costanza, l'organismo si abitua: l'effetto pressorio si attenua fino a diventare quasi irrilevante.
Cosa succede se si beve caffè occasionalmente
Per bevitore occasionale si intende chi consuma caffè meno di tre volte a settimana. In queste persone, l'aumento a breve termine della pressione si verifica in modo più marcato.
Uno studio ha evidenziato che il caffè può far aumentare significativamente la pressione sanguigna nei soggetti non abituali, con valori mediamente più alti di circa 8-10 mmHg per la sistolica e 5-6 mmHg per la diastolica.
Inoltre, astenersi dalla caffeina anche solo per due giorni fa sì che alla successiva assunzione basti una singola tazza per far aumentare la pressione per diverse ore. Il caffè può anche ridurre l'effetto dei farmaci calcio-antagonisti prescritti ai pazienti con ipertensione.
Chi ha la pressione alta può bere il caffè? Alternative e consigli utili
Se soffri di ipertensione, probabilmente ti chiedi se puoi continuare a goderti il tuo caffè quotidiano. La risposta non è semplice e dipende da vari fattori individuali. Con la pressione alta si può bere il caffè? Sì ma con moderazione, non dimenticando le alternative a disposizione che proponiamo
Caffè decaffeinato e pressione alta
Il caffè decaffeinato rappresenta un'alternativa valida per chi soffre di pressione alta. A differenza del caffè tradizionale, non contiene caffeina o ne contiene solo tracce minime, quindi non provoca aumenti significativi della pressione. Questa bevanda mantiene gusto e aroma simili al caffè normale, ma con un impatto notevolmente ridotto sulla pressione arteriosa grazie a una riduzione fino al 97% della caffeina.
Alcuni studi suggeriscono che il caffè decaffeinato possa avere effetti benefici per il cuore grazie alla presenza di antiossidanti e polifenoli. Offre quindi il piacere del caffè con un rischio minore per la pressione arteriosa.
Caffè d'orzo e altre bevande senza caffeina
Il caffè d'orzo è un'ottima alternativa per chi deve rinunciare al classico espresso. Questa bevanda non contiene caffeina e rappresenta una scelta eccellente per chi desidera evitare gli effetti stimolanti ma cerca comunque una bevanda calda ed energizzante.
Un'altra valida alternativa è il karkadè, l'infuso di fiori di ibisco dal colore rosso intenso. Recenti studi ne hanno evidenziato spiccate capacità regolatrici della pressione sanguigna: oltre a favorire l'eliminazione delle tossine attraverso la diuresi, esercita un'azione fluidificante del sangue che contribuisce a migliorare il funzionamento dell'intero sistema cardiocircolatorio.
Come monitorare la propria pressione dopo il caffè
È importante considerare che chi soffre di ipertensione dovrebbe monitorare attentamente la propria risposta alla caffeina. Un metodo efficace consiste nel misurare la pressione arteriosa prima e dopo il consumo di una tazzina di caffè. Questo controllo è particolarmente utile nelle tre ore successive all'assunzione, quando l'effetto della caffeina sulla pressione è più marcato.
La cattiva metabolizzazione del caffè può essere facilmente verificata misurando la pressione circa 30 minuti dopo l'assunzione della bevanda. Se questa risultasse eccessivamente elevata, sarebbe preferibile moderare il consumo o optare per alternative.
Quando è meglio evitare il caffè
Qua entra in gioco il rapporto tra caffè e ipertensione. Le persone con ipertensione grave (oltre 160/100 mmHg) dovrebbero limitare fortemente il consumo di caffè. Alcuni studi hanno dimostrato che bere due o più tazze al giorno può raddoppiare il rischio di morire a causa di malattie cardiovascolari in questi soggetti.
Tuttavia, limitarsi a una sola tazza di caffè o sostituirlo con tè verde non aumenterebbe il rischio, indipendentemente dal livello di pressione sanguigna. In caso di dubbi, è sempre consigliabile consultare il proprio medico, che potrà fornire indicazioni personalizzate in base alla situazione specifica.
In ogni caso, se assumi farmaci antipertensivi, considera che il caffè potrebbe interferire con il loro effetto. È consigliabile distanziare l'assunzione di caffè e farmaci di almeno due ore.
FAQs
Q1. Il caffè fa aumentare la pressione sanguigna?
Il caffè può causare un aumento temporaneo della pressione sanguigna, soprattutto nei consumatori occasionali. Tuttavia, con il consumo regolare, il corpo sviluppa una tolleranza e l'effetto sulla pressione si riduce nel tempo.
Q2. Quante tazze di caffè al giorno sono considerate sicure per chi ha la pressione alta?
Gli studi suggeriscono che una o due tazze di caffè al giorno non sono associate a un aumento del rischio di ipertensione. Sorprendentemente, a partire dalla terza tazza, il caffè potrebbe avere un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare.
Q3. Il caffè decaffeinato è una buona alternativa per chi soffre di ipertensione?
Sì, il caffè decaffeinato è un'ottima alternativa per chi ha la pressione alta. Non contiene caffeina o ne contiene solo tracce minime, quindi non provoca aumenti significativi della pressione arteriosa, mantenendo comunque il gusto e l'aroma simili al caffè normale.
Q4. Come posso sapere se il caffè influisce negativamente sulla mia pressione?
Un metodo efficace è misurare la pressione arteriosa prima e dopo il consumo di una tazzina di caffè, in particolare nelle tre ore successive all'assunzione. Se si nota un aumento eccessivo, potrebbe essere consigliabile moderare il consumo o optare per alternative.
Q5. Esistono alternative al caffè per chi deve evitarlo a causa della pressione alta?
Sì, ci sono diverse alternative. Il caffè d'orzo è un'ottima scelta priva di caffeina. Anche il karkadè (infuso di fiori di ibisco) è una valida opzione, con studi che ne evidenziano capacità regolatrici della pressione sanguigna e benefici per il sistema cardiocircolatorio.

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